“Aut” come Autismo. “Aut” come “out”, fuori. Fuori dagli schemi, fuori di casa, fuori dalla normalità…
Mio figlio Christian è autistico. Non parla, ma ogni giorno mi insegna tante cose, soprattutto, a vivere il presente, l’istante, l’unico momento in cui possiamo vivere. In questo gruppo condivido con te la mia esperienza con Christian, riflessioni, viaggi, il nostro viaggio, la vita.
ABILMENTE DIVERSI
Per Christian esiste solo il tempo presente, senza ieri né domani, ed esiste solo uno spazio, quello dell’attimo presente in cui vive, e che comprende anche le persone che lo circondano di volta in volta. Non credo che lui provi nostalgia, perché la nostalgia è legata al passato. Potrei dire, piuttosto, che la sua sia gioia di vederti nel suo presente. Per non parlare della sua capacità di dimenticare subito la tristezza, grazie a un “processo di rapida eliminazione del broncio” che noi esseri “normali” ci sogniamo. Per questo lui per me è “abilmente diverso”, e questo suo modo di essere lo protegge dal continuo bombardamento di emozioni, passate, presenti e future, cui noi esseri “normali” siamo sottoposti ogni giorno.
Osservarlo di tanto in tanto, mi fa bene, e rende anche me abilmente diversa.
IO SONO “AUT”SIDE, E TU?
Christian mi ha insegnato a liberarmi dagli schemi imposti dalla società. Mi ha insegnato a eliminare cliché, stereotipi, modi dire e tutte le parole che mi hanno influenzata per anni. Parole – poi pensieri, poi realtà – che, come mattoni, hanno dato vita a un castello di limiti, una prigione che mi ha accompagnata per tanto tempo.
Christian mi ha fatto comprendere più di tutti che il limite non è affatto lui… anzi…
Lui mi ha guidata passo passo verso la mia libertà.
Lui è il miglior convivente del mondo.
Lui, che ci sa fare con le “non parole”, perché non ha bisogno di parlare.
Lui mi insegna tutti i giorni a vivere l’istante, a vivere ogni luogo come se ci fosse solo quello al mondo, che ci si può divertire con poco, ridere per tutto, piangere per niente. Lui, che è così com’è, che non si nasconde dietro una maschera. Lui, che è felice per il semplice fatto di essere e basta. Lui, l’unico capace di leggere le emozioni. Lui, che non conosce l’orgoglio, e che è capace di avvicinarsi a te mentre sei arrabbiato, di guardarti negli occhi e afferrare le tue mani, invitandoti ad accarezzargli la testa.
Lui, che ogni giorno mi dà forza, coraggio e motivazione per credere che di impossibile c’è solo… boh!
Lui, che se si parla della normalità o dell’anormalità, ti direbbe che suonano allo stesso modo, e che quindi non c’è differenza. Che poi la differenza cos’ha di male? Io, come lui, sono felice di essere differente, diversa, divergente.
Perché noi siamo “aut”side, io sono “aut” side. E tu?