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La sottile arte di mettersi le mani in tasca

Oggi mio figlio ha scoperto che può mettersi le mani in tasca e sentire meno freddo alle dita. È stato un traguardo per lui e anche per me. E, come si fa in genere, raggiunto un traguardo, si festeggia.  Ora, mettersi le mani in tasca è una cosa che si fa senza nemmeno pensarci. È una cosa scontata. Allora, riflettevo – lo faccio un po’ troppo spesso, devo dire -, quanti gesti, durante il giorno, facciamo senza rendercene conto? Una marea – e aggiungerei, anche, alta marea! Aprire gli occhi al mattino, drizzare il busto e sedersi sul letto, stiracchiarsi, mettere un piede sul pavimento, poi l’altro, e poi alzarsi. Infilarsi i calzini, i pantaloni, la maglietta, mettersi le scarpe, muovere le dita, abbottonarsi, vedere, sentire, deglutire, respirare… 

Per alcune persone queste cose rappresentano dei traguardi, perché magari il corpo non glielo permette, o perché non hanno le capacità mentali o fisiche che permettano loro di fare questi movimenti, ecc… 

Ogni traguardo va celebrato. Allora, pensando a noi – vabbè, per oggi mi ci includo anch’io, ma non fateci l’abitudine – alla gente normale, avremmo un sacco di motivi per festeggiare ogni giorno, per essere grati ogni giorno. Sì, lo so, ce lo sentiamo dire di continuo, e io non voglio essere colei che rompe con ‘sta storia della gratitudine. Ma, facciamo così: io la metto su un piano più pratico. 

Quando siamo molto raffreddati, oppure ci sloghiamo una caviglia, oppure, ancora, ci rompiamo un braccio, un dito, o veniamo colpiti sulla schiena dalla strega cattiva e ci blocchiamo, in quei momenti non vorremmo altro che guarire, o no? In quei momenti siamo concentrati solo sulla nostra guarigione. I nostri pensieri sono tutti rivolti a quando stavamo bene: com’era avere la schiena senza dolore, com’era muovere un dito, o avere il naso libero? Non ce lo ricordiamo, e sapete perché? Perché quando stiamo bene non ci facciamo caso, non pensiamo che abbiamo il corpo sano, non pensiamo al fatto che stiamo bene, che il naso è libero, che i nostri arti sono funzionanti, perché non siamo presenti nel presente. Pensiamo ad altre cose proiettate nel passato o nel futuro, creiamo immagini e film pazzeschi a cui crediamo pure. E sapete come si chiama questo processo di creazione? Problema. 

Ma basta! Fermiamoci, respiriamo, uccidiamo la strega cattiva e festeggiamo!

Vivi e lasciati vivere!

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